sabato 11 agosto 2012

Il ribelle

Parliamo per un momento di me, della mia personalità, di come definirmi.
Ho sempre ritenuto di essere un ribelle, mai domo, mai contento, coi vantaggi e gli svantaggi che questo status crea. Lascio in calce un pensiero con cui, nel Marzo 2011, descrivevo lo status del ribelle.


Sono tempi questi in cui c’è voglia di cambiamento crescente, tempi di dichiarati rivoluzionari, rivoltosi e ribelli. 
Sul tema mi è capitato di leggere un testo di Alain de Benoist, uno di coloro che considero un po’ maestro, un po’ compagni di strada. 
Come de Benoist, voglio separare i primi due soggetti dal terzo, non per partigianeria, ma perché essi sono personaggi temporali, che si spengono alla luce di un risultato, il ribelle ha invece il fuoco nel sangue e non si placherà mai, sarà poi anche  il guardiano del suo cambiamento. 

Del resto, il Ribelle, è di natura dissidente, di libero pensiero, credente con sprezzo…un tempo venivano torturati e seviziati dall’ Inquisizione, oggi si tende ad isolarli, ridicolizzarli, tacciarli di pazzia, razzismo, demagogia, populismo. 
Il ribelle tramanda il suo DNA, per fortuna, riciclandosi da una generazione all’altra, spina nel fianco per chi spadroneggia. 
Concordo con Alain sul fatto che, contrariamente agli altri due soggetti, il Ribelle tragga dall’ animo interno il proprio atteggiamento, la ribellione difatti, secondo me, non è legata ad una causa momentanea o a tempo determinato, ma è un effetto caratteriale, se non esistenziale, 

Ribelle si nasce, non si diventa, non vi è altro modo di vivere la vita, un Ribelle non si placherà nemmeno in “gabbia” o sotto tortura, sarà sconfitto, ma mai domo…un Ribelle, insomma, potrà cambiare il mondo, ma il mondo non cambierà mai completamente un Ribelle. 
Le tipologie del Ribelle possono essere diverse, attivo, filosofico, colto o reattivo, grande stratega o lottatore; ma in ogni caso mai cederà, sarà sempre refrattario e disdegnerà sempre quanto per gli altri è ambizione. 
Un Ribelle, davanti ad un mondo che non apprezza, rifiuterà sempre indifferenza e neutralità, ospite volontario di un mondo per lui sgradevole lotterà per migliorarlo, sapendo che può vincere solo “restando sul pezzo”. Concreto e scaltro non si nasconde in montagna, ma vive il fronte cercando di modificarlo con le azioni della propria vita.

Il Ribelle odierno ha un nemico dichiarato, quello definito da de Benoist “l’ideologia dell’Identico”, l’ideologia dell’appiattimento, dell’uguaglianza seriale che ci vuole portare ad un’unità globale: Dio unico, civiltà unica, pensiero unico. Non posso certo augurarmi milioni di Ribelli, lo dichiara la descrizione stessa del personaggio, ma proseliti disposti ad ascoltarli e seguirli si, anche rivoltosi o rivoluzionari, se vogliamo, ma tesi al cambiamento, che porti a pensieri difformi e non coagulati.

Giorgio Bargna


La non autonomia ed il suo riconoscimento sociale

Partiamo oggi con una serie di post dedicati principalmente all’autismo, ma anche ad altre disabilità in genere. Parleremo sicuramente della forma morfologica della malattia, ma anche soprattutto dei problemi sociali ad essa collegati che colpisco sia le persone affette da questa malattia ,che i loro familiari, che gli “ambienti” che li ospitano.
La difesa dei diritti di coloro che difficilmente  possono aspirare ad una vita indipendente, faticano ad esprimere i propri bisogni,  ed  a  "compiere gli atti quotidiani della vita", passa, spesso,  solo  per la flebile voce delle loro famiglie, famiglie, la cui dedizione, peraltro senza alternative, arriva spesso al sacrificio totale e solitario, specialmente con l'invecchiamento dei genitori, quando non addirittura queste famiglie, fiaccate dalle difficoltà, si spezzano.
Purtroppo,malgrado molti miglioramenti degli ultimi anni, non è così scontato gli interventi a favore dei disabili siano commisurati ai loro bisogni effettivi.
I problemi purtroppo non sempre  emergono con evidenza proporzionale alla loro gravità ed alla consistenza numerica delle famiglie coinvolte, da queste pagine potremmo anche tentare  di  associare persone e famiglie che cercano una risposta ai loro problemi irrisolti, a livello politico, amministrativo e legislativo.
Oggi la quasi totalità dei disabili gravi vive in famiglia: una politica per l'inclusione sociale di questi cittadini, non può essere separata da una politica che globalmente si occupi di queste famiglie a rischio di emarginazione.
Nella funzione di queste intenzioni, si potrebbe tentare di far partire o migliorare , sia a livello canturino che a più ampio raggio, commissioni "per la presa in carico", la gestione del dopo  noi genitori, una possibile personalizzazione dell'assistenza ai cittadini totalmente non autosufficienti.
Sicuramente occorre occuparsi anche della salvaguardia ed al miglioramento delle pensioni di reversibilità destinate ai disabili, impegnarsi per la definizione di uno "stato giuridico" che garantisca i diritti fondamentali di questi cittadini.
Una politica attenta ai bisogni delle persone con disabilità gravissima, totalmente non autosufficienti, e delle famiglie che ne hanno cura necessità sicuramente dell’'adeguamento del miserevole trattamento di pensione, e della rappresentanza, ogni volta che sia necessario per le famiglie dei disabili  e i disabili stessi presso le pubbliche istituzioni.
Cercheremo se sarà possibile di incoraggiare qualsiasi tipo di collegamento e coordinamento tra associazioni, gruppi di disabili e di famiglie di disabili, coinvolgendo se lo vorranno gli amministratori locali.

Giorgio Bargna

venerdì 10 agosto 2012

Lettera aperta a Claudio Bizzozero

Caro Claudio ti chiederai sicuramente  il  perché  di una lettera aperta: semplice, un colloquio privato lascia sicuramente ricordi, emozioni, sensazioni, ma poi si perde nei cassetti della memoria, qualcosa di scritto e di pubblico invece rimane perennemente scolpito laddove è stato lasciato e poi, consentimelo, volevo condividere con tutti il mio pensiero, dare quasi un messaggio politico; malgrado il riflesso pubblico tu non hai nessun obbligo di riposta a quanto io scrivo, ne privato, ne pubblico, mi rimane sufficiente che tu mi faccia capire di aver letto il tutto.

La prima cosa che mi preme scrivere è la motivazione principale della mia stima verso di te: nella mia vita ho conosciuto migliaia di persone, alcune sono stati semplici conoscenti, altri hanno condiviso percorsi, di vario genere, in mia compagnia; tra tutti tu sei l’unico che non ha mai tentato di impormi una scelta o un idea, semmai è successo il contrario e me ne scuso.
Seppure proveniamo da percorsi molti diversi culturalmente e abbiamo stili di vita spesso diametralmente opposti ritengo di avere con te molti punti in comune, sia a livello caratteriale, che politico, che idealista, al punto che molte volte, non ci fossero in calce alle cose delle firme, sarebbe difficile capire chi tra noi ha esposto il tema.

Prima che ci conoscessimo (anche dopo) molte persone ti mi descrivevano la tua persona come irascibile, rissosa, permalosa, fascista.
Molti secondo me fanno molta confusione nel giudicarti, soprattutto quanti non ti conoscono personalmente e con una certa frequentazione; qui credo stia una delle nostre somiglianze più grandi: entrambi quando crediamo in una causa ci votiamo completamente ad essa. Nel farlo spesso ci capita di confrontarci con molte persone ed entrambi, secondo me , abbiamo un modo di affrontarle che forse (ma non è detto) non sarà il migliore a questo mondo, ma è quanto la natura ci ha posto in dono … di conseguenza questo utilizziamo.
Sono convinto che entrambi affrontiamo i confronti con onestà intellettuale, convinti di quanto esponiamo. Finchè le discussioni si tengono su toni pacati rispondiamo con calma ed articolazione perfetta, quando l’interlocutore invece ci provoca o tenta di falsare il discorso cominciamo a rispondergli a tono, snervando i suoi punti di ogni valore e, spesso, rincarando la dose … mi ripeto forse non è il più bel modo di portare avanti un dialogo, ma Dio questo ci ha donato e questo utilizziamo.

In questo periodo io mi ritengo più (s)fortunato di te; io sono libero da ogni incarico ufficiale possibile ad un candidato politico, tu ricopri due ruoli importantissimi: quello di Sindaco e quello di Segretario Politico di “Lavori in Corso”.
Il peso immagino sia gravosissimo e personalmente mi verrebbe di consigliarti di smettere almeno il ruolo politico, limitandoti a quello amministrativo, guadagneresti tempo prezioso da dedicare a Valentina, ai tuoi figli ed al tuo lavoro, lavoro a cui so tieni tantissimo … ma queste sono scelte in parte personali, in parte politiche e non vanno certe prese a causa del consiglio di un amico.
In questi giorni molti hanno criticato i tuoi comportamenti nell’espletare il tuo ruolo di Sindaco, persone votate al “politicamente corretto”, grandi saggi di ogni provenienza, anche nostra.
Si dice che un Sindaco sia il “Sindaco di tutti”, io ritengo che un Sindaco amministri a favore di tutti, ma non che sia il “Sindaco di tutti” . Politicamente invece, secondo me,un Sindaco è il Sindaco di chi si riconosce in lui ed è di conseguenza un avversario di chi per scelte politiche rischia di ledere al bene comune … questo  Sindaco ha il diritto ed il dovere di lottare affinché questo bene si concretizzi.

Io sono poco avvezzo, anzi aborro, il “Politicamente corretto”, ritengo sia una pratica falsa e pericolosa, cosa da prima, seconda, terza repubblica e da politicanti professionisti, un pericolo per la democrazia.
In queste ore ho la brutta sensazione che qualche amico sia disposto a tradire attratto da qualche lucciola vagante,; io personalmente,( finchè ti muoverai nel nome  della democrazia, del nostro credo e dell’onestà intellettuale) ritengo sia giusto tu utilizzi qualsiasi metodo di comunicazione e di azione, anche quelli che molti considerano poco consoni, ti sosterrò a spada tratta ed incondizionatamente, perché quel che conta non sono i mezzi ma i fini che si perseguono ed i nostri li ritengo necessari.

Lasciamo però all’interlocutore, con lealtà, una via di uscita onorevole, quando possibile; non biasimare chi non capisce la tua posizione, ha le stesse difficoltà che hai tu a capire la sua.
Giorgio Bargna


Dialetto lombardo occidentale

Parlando di Insubria, del suo motivo di essere considerata, non una boutade ma, qualcosa di concreto, non ci si può esimere dall'illustrare quello che il suo collante più concreto: la lingua.

Il dialetto lombardo occidentale o insubre è un dialetto gallo-italico della lingua lombarda, la quale è riconosciuta come "lingua minoritaria" europea dal 1981 (Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa) e inoltre censita dall'UNESCO (Red book on endangered languages) tra quelle meritevoli di tutela.
Il lombardo occidentale è parlato nel territorio dell'Insubria, ovvero in provincia di Milano, di Monza, di Lodi, di Pavia, di Como, di Varese, di Lecco, di Verbania, di Novara, nel Canton Ticino e in alcune valli del Canton Grigioni, oltre che in piccole sezioni della provincia di Cremona (non il distretto cremasco) e della provincia di Vercelli (la Valsesia).
Sono presenti parecchie varianti locali, l'insubre, infatti, raggruppa le varietà-aree-sezioni chiamate da molti studiosi lombardo alpino (province di Sondrio e di Verbania, Sopraceneri del Canton Ticino, Grigioni), lombardo-prealpino occidentale (province di Como, Varese e Lecco), basso-lombardo occidentale (Pavia e Lodi), macromilanese (province di Milano, Monza e Novara), tenendo però presente che il lombardo alpino è piuttosto una varietà intermedia tra Insubre e Orobico. Lo studioso Clemente Merlo definisce l'Insubre come cisabduano.
Fa notare inoltre Andrea Rognoni in Grammatica dei dialetti della Lombardia:
« Una differenza sostanziale tra la Lombardia occidentale e la Lombardia  orientale è data anche dal fatto che mentre a oriente non è riuscito ad  agire linguisticamente un polo accentratore, a occidente lo sviluppo e la fortuna letteraria di Milano hanno contaminato moltissimo, condizionando dall'esterno sia le parlate appartenenti alla varietà lombardo-prealpina, sia quelle appartenenti alla varietà basso-lombarda, specie all'interno dell'entità idrogeografica posta tra il fiume Ticino e il fiume Adda,chiamata tradizionalmente Insubria, e soprattutto tra i poli urbani di Varese, Como e la bassa milanese. Un'influenza, seppur blanda, del milanese si è fatta sentire, a est dell'Adda, solo nella zona di Treviglio  e dell'Isola (Bassa Bergamasca), nonché nel cremasco e nel cremonese più occidentali. » 
Le varianti principali del Lombardo Occidentale, secondo la suddivisione tradizionale, sono le seguenti: milanese o meneghino, dialetto bustocco, dialetto legnanese, brianzolo, canzese ,canturino, monzese, comasco-lecchese, comasco,laghée, lecchese,vallassinese,ticinese, ossolano, valtellinese-chiavennasco,valtellinese, chiavennasco,varesino o bosino,lodigiano, novarese, maggiorese, cremonese.

Stringiamo un po’ il campo sul dialetto brianzolo.
Sotto il nome di dialetto brianzolo si raggruppano diverse varianti dialettali del dialetto lombardo occidentale parlati nella Brianza, differenziati dagli influssi, più o meno ampi, e dai prestiti linguistici di aree vicine.
Quindi il dialetto attuale risente, secondo le zone, di influssi del lecchese,del comasco,del monzese, del milanese e financo del varesotto e ticinese. Per tale motivo spesso si assiste ad una base linguistica comune con innesti ed influenze, più o meno forti, secondo le zone.
Nel periodo romano, il latino è stato deformato dal sostrato celtico, in quanto gli abitanti della zona erano insubri lambrani romanizzati. Nel medioevo ha ricevuto influsso dalle lingue circostanti (superstrato: longobardo, arabo, lingue germaniche, celtiche). Poi le dominazioni spagnola, francese e austriaca hanno lasciato notevoli tracce nella lingua. Il francese ha contaminato specialmente il milanese, per la maggiore apertura cittadina, il quale ha a sua volta influenzato i dialetti circostanti. A partire dalla fine dell'Ottocento, tutte le lingue d'Italia hanno ricevuto un piccolo influsso da parte della lingua italiana, a causa della crescente diglossia (compresenza di italiano e lingua locale), causando, nelle generazioni più giovani, delle perdite del lessico originario.
« Il parlar di Brianza è un suddialetto del Milanese, ed ha communi con quest'ultimo idioma le regole grammaticali considerate nella loro generalità, come anco buona porzione delle voci isolate. Molte però tra queste ultime, e in gran parte anco la pronuncia, differiscono essenzialmente dal milanese idioma »(Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Vol. 5)
Il dialetto brianzolo, presenta distinzioni (determinate anche dagli influssi comaschi, ticinesi, lecchesi, varesotti, monzesi e milanesi): nell'Alta Brianza attualmente appartenente al territorio amministrativo della provincia di Lecco e suddivisibile nelle zone del meratese, del casatese e dell'oggionense nella Brianza attualmente appartenente al territorio amministrativo della provincia di Como e suddivisibile nelle zone del canturino (Bassa Brianza comasca) e nelle zone dell'Erbese e del Canzese, nell' Alta Brianza comasca. nella Bassa Brianza ex milanese attualmente appartenente al territorio amministrativo della provincia di Monza e della Brianza e suddivisibile nelle zone della Bassa Brianza occidentale, della Bassa Brianza centrale nord, della Bassa Brianza centrale sud e della Bassa Brianza orientale
In alcune aree come Monza e il monzese storico (Villasanta, Brugherio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni, Vimodrone), la Vallassina, la zona che da Casnate con Bernate arriva alle sorgenti del Seveso, la zona che si trova a nord del Naviglio Martesana ed è lambita dal canale Villoresi (Carugate, Cassano d'Adda, Gessate, Inzago, Masate, Pessano con Bornago,Vignate) e la zona del trezzese (Basiano, Cambiago, Grezzago, Pozzo d'Adda, Trezzano Rosa, Trezzo, Vaprio d'Adda), si parlano dialetti decisamente simili al Brianzolo in senso stretto, pur avendo differenze autoctone o influenze mutuate da aree vicine e più o meno accentuate secondo le zone. Il brianzolo parlato nella bassa Brianza ex milanese e nei comuni brianzoli rimasti in Provincia di Milano è affine ma si distingue dal dialetto milanese, così come il brianzolo parlato nella Brianza appartenente alle province di Lecco o Como si distingue da quello più proprio della Provincia di Lecco, (Dialetto lecchese), o della Provincia di Como, (Dialetto comasco). Da segnalare come nell’isola bergamasca, in Provincia di Bergamo, nei comuni che si affacciano sull’Adda e dove si parla il dialetto bergamasco, si hanno influssi derivanti dal dialetto brianzolo.

giovedì 9 agosto 2012

Brianza mezzaluna fertil

Negli ultimi giorni un noto movimento politico ha di nuovo scoperto l'acqua calda iniziando  a parlare di Insubria: scopre l'acqua calda perchè oggi, grazie allo "spending rewiew" questo accorpamento di province (per ora chiamiamolo così) diventerà pressochè obbligatorio.
Brianza mezzaluna fertil

Iniziamo, con questo primo post, noi invece un percorso a ritroso che dimostrerà come io personalmente e "Lavori in Corso" puntarono sull' Insubria in tempi non sospetti e mossi da un credo non da proclami politici.

Era 31 Gennaio del 2008 quando su "Giorgio Partecipativo" pubblicavo il testo (http://brughbirlinghitt.blogspot.it/2008/01/brianza-mezzaluna-fertil.html) che seguirà, un testo in lingua locale che l'autrice del  “Brugh e Birlinghitt”, gentilmente ,ai tempi mi concese di pubblicare; un testo riguardante la Brianza (mia terra natale), di cui vi allego la traduzione in italiano.
Buona lettura, Giorgio.


El nòmm de la Brianza el proven del celtegh “Brià” (altura) che l’era anch el nòmm de la dea Bri, Bride, Brighitt, pussee mej cognossuda ‘me Briganzia.
El loeugh di Prealp lombard hann veduu el lor splendor intant el period de la civiltaa “autoctona” de Golasecca, che in quii dì d’incoeu l’è stada retrodatada attòrna el 1.500 a.C.
In di popol antigh celtegh, i tempi vegniven mess suu segond on prinzippi analògegh/simbòlegh, che gh’haa dent i coordinaa celesti in terra seguttand la simbologia lunar cont i sò 28 cà.
Còmm deven el center de la civiltaa Golasecca, che la và de la riva orientalla del Tisin finna al lach de Oggion, visin Lecch.
Di repert antigh de quista civiltaa a hinn staa trovà attòrna la cittaa de Còmm, in di sitt del lach Alserio, ne la piana de Erba (CO) e in tutt el loeugh di Prealp.
Ona particolaritaa che la salta ai oeugg l’è che di giesett di ona manciada de meter quader, spanduu in del sitt del lach de Còmm, hinn tucc fà dedica a San Peder: la fondazion di quist hinn Longobard.
Questa dedica, per analogia, la se ripòrta a la Preja alchemica, segond ona disposizion a fòrma de “mezzaluna fertil”, che rappresenta la divinitaa Bride incarnada in terra.
Fertil, perchè Bride l’è la divinitaa la pussee venerada in quij sitt chì, lee che la nudr e scionsgia la terra e la Natura tutta.
Per fa on presempi, ciappom la gesa a Gemonio, fondada del Liutprando in del VIII secol; San Peder de Albes (Cassano), fondada in del 1000 d.C.; San Peder al Mont a Civaa fondada del Desiderio in del 706; Agliate arent Galliano, a la fin del X secolo; a Gallaraa, in del 1000.
Gh'emm de fa nòta, impunemanch, che tutt 'ste gesett hinn trà suu sora di templi arcaich, antecedent, ciamaa “Nemeton”, “loeugh sacher”, che gh'hann origin in de l'etaa de la cultura de Golasecca, dedicaa a Belisama, dea celtega de la fertilitaa.
Se mettom assema immaginariament i pont cont ona linea filà, vegn foeura la figura de la mezzaluna, center de gran poder che cascia calor. Questa mezzaluna la cress, e l'è ona simbologia ermetica, alchemica.
Mezz per la “palingenes umana”, che la se manifesta in del zinivej, vers la condizion de Lunna Piena.
La Preja alchemica, inscì, simbol di Acque primordiai, che hinn calà in terra in tucc quij lach che vedom in questa mezzaluna: el lach de Còmm – Vares – Alserio – Segrino – Oggion – Annone.

Cantü

Cosa potrei dirti che tu non conosci già?
In molti hanno scritto di te.
Ti hanno abitato, attraverso i secoli, popoli venuti dall'Europa, prima in guerra, poi in pace,alcuni incantati che non ti ha più lasciata.
Io sono fortunato, sono nato qui, conosco i tuoi segreti, conosco il tuo volto.
Hai visto piangere mortificata, per i figli morti,
sembrava che non ce l'avresti fatta,
non furono tante le rovine, ma la fatica si,
poi la tua gente si è rimboccata le maniche
e ti ha messa a nuovo.
In mezzo a tanta gente,
c'è stato qualcuno che non ti voleva bene,
ha tentato tutto per arricchirsi alle tue spalle.
Ma che stupido. Ora non c'è più,
non sai che stai tornando bella come una volta.
Noi, tutta la gioventù dei tuoi figli ti stiamo vestendo di rose.
Saranno musica di passione, i pianti di commozione
dei figli di tutte le età che ti guarderanno incantati.

mercoledì 8 agosto 2012

Osterie di quartiere

Alla cronaca odierna dei media locali balza all’attenzione la chiusura dell’ultima bocciofila canturina, un’ altra vbittima dei tempi moderni.
Giorni fa pubblicai sul mio profilo fb un articolo di Francesco Lamendola dedicato ad un altro illustre scomparso quasi totale: l’osteria di quariere.

L’autore faceva notare di come molte “sentinelle” (pretesi intellettuali compresi) non si fossero  accorte della graduale scomparsa dei vecchi mestieri o della rapida implosione della civiltà .

Scrive Lamendola citando lo scrittore Cino Boccazzi: “ Stiamo parlando della progressiva rarefazione delle vecchie osterie di quartiere, che popolavano numerose i borghi cittadini fino a qualche anno fa e che ora sono diventate sempre più rare, anche se sopravvivono in alcune città a misura d’uomo che la valanga industriale non ha investito in pieno ma che ha lasciato un po’ in disparte, per loro fortuna, mentre fluiva impetuosa tutto intorno e disseminava le campagne e le periferie di capannoni, ciminiere e scarichi maleodoranti, imprigionandole in una fitta rete di strade, autostrade e svincoli trafficatissimi.”
Ne segue una descrizione dettagliata ed una riflessione. Di quella riflessione condivido ampiamente le considerazioni.


Considero anch’io la frequentazione dell’osteria di paese una vera e propria civiltà,basata sul rapporto umano, la serenità e la simpatia. Anch’io ancora oggi gusto la possibilità di potervi incontrare il professore universitario che si gusta il suo bicchiere accanto al fruttivendolo o al falegname, parlando in piena serenità e sincerità di ogni argomento, dallo sport alla politica, dalle donne al lavoro.

All’osteria ancora oggi ci si scambiano gli ultimi “rumors” di paese: chi nasce, chi muore, chi parte, chi si separa…non è solo curiosità…è appartenenza.

Qui sotto invece vi lascio il testo di un mio vecchio post pubblicato su Giorgio Partecipativo dal titolo "Al bar, voce di popolo":

Soloni ed imbroglioni di ogni sorta, deviatori di pensiero, cercano ogni giorno di inculcarci verità definite assolute. Non amo farmi plagiare troppo da costoro, direi per niente…preferisco leggere i liberi testi di internet oppure osservare la vita reale, quotidiana, fatta di azioni che possono sembrare banali, oppure (ancor meglio) ascoltare le persone, soprattutto quelle che lavorano e quelle che faticano a tirare la carretta…questi ultimi sono liberi dello schiavismo consumista, quindi i più veri.
Qualcuno probabilmente potrà considerarmi uno snob, poco importa, secondo me, invece, si tratta di osservare la realtà, che insegna di certo più della fantasia o del concetto generale.
Dicevo, ancor meglio ascoltare, si perché le esperienze in genere vengono raccontate, da conoscenti, parenti, testimoni…dallo scritto ufficiale dei baroni, dai messaggi video dei tuttologi, imposti come uniche forme di acculturamento, ultimamente, invece solo, algidi, concetti contratti, oppure sorrisi e ottimismo distribuiti a larghe maniche.
Esistono quelle che ho sentito definire, a ragione, le Università della vita, luoghi dove la cultura e l’informazione vengono distribuite gratis e fresche di giornata, non inquinate da soloni, baroni e professori. Esistono, ad esempio, quei bar di periferia, ma non solo, un po’ grezzi d’aspetto, ma vivi; negli orari più tranquilli se ne può gustare l’anima, nel “quasi  silenzio” e la calma, davanti ad un cappuccio o d una birra possiamo leggerci la cronaca locale ed ascoltare il parere degli avventori, sia sul locale che sul nazionale. A Cantù, come esempio, leggeremmo del miracolo di una squadra di basket che senza avere sponsor garantiti continua a stare in alto o di strade mai asfaltate, di ladri di quartiere o di vie che si ribellano allo strapotere edilizio dei discount, così come leggeremmo le lettere al direttore, col pensiero libero del lettore che dilaga e straborda, nella critica e nella condivisione.
Uno spezzone di vita reale, uno spezzone di giornale “a gratis”, non per risparmiare sull’acquisto (ormai si leggono gratis on-line), ma per leggerlo, non nell’asettico ambiente di casa od ufficio ma, la dove la vita scorre, dove , si sentono i commenti delle persone, si tasta il polso del clima sociale e culturale in cui viviamo.
Se poi abbiamo scelto di andarci a piedi, al bar, tornando a casa, magari, affronteremo anche un safari tra rifiuti lasciati al vento, escrementi di cani sparsi sui marciapiedi ed auto che non si fermano davanti alle strisce pedonali…il segnale chiaro della dispersione diffusa, se non totale, del senso civico.
Altro che i bei messaggi lasciati dalla “Famiglia del Mulino Bianco” o dal politologo di turno, altro che i concetti lontani dalla realtà dei filosofi moderni, qui abbiamo incontrato la vita reale. che ci spiega a larghe maniche il proprio pensiero.
Giorgio Bargna

martedì 7 agosto 2012

Le differenze tra una "Civica" ed un partito

Tema molto dibattuto in queste ore a Cantù è il rapporto tra il PD e Lavori in Corso. Che il rapporto tra un partito tradizionale ed una lista civica sia cosa difficile è, a mio avviso, cosa logica, non fosse altro che per il tipo di struttura organizzativa dei movimenti, per cosa rappresentano ed a chi debbono riferire le proprie scelte.

Già tempo prima delle elezioni si ebbero discordanze abbastanza cruente quando il PD ruppe il patto stretto con Lic su un eventuale intervento sulle modalità di costruzione del Palazzetto, il P.D.  decise di violare gli accordi e di procedere da solo  per avere la primogenitura e la pagina in cronaca.

Oggi ci ritroviamo ancora davanti all’ incomprensibile, LiC continua  a rispettare gli accordi sottoscritti con le forze politiche che hanno voluto sostenerci durante la campagna elettorale, la revoca del PGT è stata condivisa dall'unanimità dei commissari (di maggioranza e opposizione) che hanno espresso il loro voto in Commissione Urbanistica, non si rilevano fatti nuovi che influiscano  sugli impegni assunti. Fatico quindi a capire la scelta del P.D. di mutare il voto espresso in Commissione Urbanistica e la scelta di Vitaliano Colombo di ritirare la propria disponibilità a collaborare per la stesura del nuovo PGT … speriamo sappiano spiegarcelo con parole leggibili … leggibili perché alcune affermazioni lette oggi sulla stampa sono veramente inquietanti.

Vittorio Spinelli si permette di intervenire suggerendo ai ragazzi di “Cantù Rugiada” di stare attenti a Claudio Bizzozero in quanto pericoloso per la loro crescita e la loro immagine, quasi fosse il plasmatore di C.R.: qui torniamo alla differenza tra la lista civica ed il partito, nella Coalizione LiC  nessuno impone nulla dall’alto e nessuno deve rispondere all’alto, tutto viene discusso e condiviso democraticamente nelle assemblee … per inciso, chiudendo, conosco Claudio da anni ormai ed è l’unica persona al mondo che ancora non ha provato ad impormi una scelta o un idea.
Giorgio Bargna


My hometown

Avevo otto anni e stavo correndo con una monetina in mano verso La Fermata dell'autobus per prendere il giornale a mio padre...mi sedevo sulle sue ginocchia in quella grossa vecchia 1100 e guidavo mentre attraversavamo la città.
Lui mi scompigliava i capelli e mi diceva: "dai una bella occhiata in giro, questa e la tua città ... " 

(liberamente tratto dal testo di "My hometown" (Bruce Springsteen)