lunedì 3 marzo 2014

Monete complementari

Si è letto, scritto, parlato spesso in questi ultimi anni di decrescita, fosse essa “felice” od imposta. Vi sono senza dubbio molte persone che per scelta si sono votate ad esperimenti, più o meno riusciti di decrescita, ma con ancor meno dubbio che si sia sviluppata una crisi di dimensioni enormi che ha praticamente messo in ginocchio la confessione degli ultimi cinquant’anni, il consumismo. Dove non ha potuto o voluto spontaneamente l’uomo, ha fatto l’economia con le sue regole, oggi, volenti o nolenti, guardiamo ad una riduzione significativa degli sprechi alimentari ad una riduzione dei consumo di gas e petrolio che di riflesso ha generato una certa riduzione dell’inquinamento, non certo per scelta volontaria ma grazie alla caduta del reddito della popolazione.

Il dramma consumatosi è proprio quello di non essere usciti dal circuito “lavoro e col guadagno spendo” ed dall’indebitamento ad esso correlato perché ci siamo accorti dell’errore ma perché l’inganno ci ha feriti mortalmente … a pagare per prime sono state le fasce più deboli ma oggi assistiamo, giorno dopo giorno, alla dipartita anche del tanto decantato ceto medio. Le reazioni a questa svolta storica sono ovviamente state diverse, modellate alla coscienza individuale ed a quella comune; qualcuno ha pensato solo a salvare la propria “baracca” combattendo guerre tra poveri, altri hanno cercato, stanno cercando vie decisamente più solidali e volte al bene collettivo e sociale. In risposta alle dure politiche di austerity imposte si sono sviluppate o rafforzate molteplici forme di economia solidale. In Italia possiamo prendere come paragone i G.A.S. (basati su un rapporto diretto consumatori/piccoli produttori) od esempi di finanza e microcredito solidale, ma anche “il conio” di monete locali complementari.

Cercando esempi esteri possiamo puntare diretti alla Grecia e principalmente al Tem, leggete qui di cosa si tratta e di cosa possa significare, ed altri similari; esempi di esperienze che riescono a rafforzare l’economia locale ed a limitare l’esoso sistema di tassazione che ci perseguita. Vi sono parecchi esempi sparsi in Europa e nel mondo, ma interessanti sono alcuni spunti provenienti dall’United Kingdom laddove i Municipi per far fronte alla crisi fiscale dei Comuni battono “moneta locale” tramite la quale viene pagato in parte anche lo stipendio dei dipendenti comunali e che può essere utilizzata per il pagamento di una certa percentuale delle imposte locali.

Credere in questo, applicarlo, concederebbe la possibilità a tanti Comuni sull’orlo del fallimento di ossigenarsi. A Roma, una compagnia elettrica starebbe progettando di scontare in Scec le bollette della luce nel IV Municipio. Spendiamo due parole, anzi le spende Pierluigi Paoletti, presidente di Arcipelago Scec: «Non è una vera e propria moneta, ma uno strumento per creare rete tra i consumatori e le aziende locali, e trattenere sul territorio la ricchezza evitando il drenaggio finanziario della grande distribuzione

Sia pur ancora un po’ flebili vi sono segnali che questa è una soluzione applicabile, certamente non risolutiva ma adeguata. Nel nostro paese oltre al già citato arcipelago Scec possiamo valutare un certo successo del Sardex (più di mille imprese in un sistema di credito mutualistico tra esse che salta le intermediazioni e gli interessi bancari); un altro esempio estero che potrebbe colpirci è l’esperienza svizzera del Wir, moneta complementare, che opera da più di sessanta anni ed ha ormai un peso significativo nel mondo della piccola e media impresa.

Queste sono solo alcune esperienze di uso alternativo del denaro che sembrano delle grandi novità o esperienze di lungo termine positive che possono controbattere questa grave crisi  e che dimostrano che il denaro è anche una forma di linguaggio, un idioma che consente alla società di scambiare beni e servizi così come la lingua parlata ci serve per comunicare gli uni con gli altri, esperienze che ci dimostrano che “il denaro” può essere un “bene comune”, un bene di cui le popolazioni di debbono riappropriare.

Abbiamo parlato molte volte di una nuova economia localista e sostenibile, ho espresso spesso concetti di comunità, di come occorrono comunità capaci di produrre energia rinnovabile sufficiente ai propri bisogni, produrre cibo per se stessi e non per il “mercato”, di realizzare autonomia idrica e quant’altro, di come sia necessario trattenere il denaro sul Territorio … tutto questo ha la necessità di sostenersi anche e soprattutto su una moneta locale e/o complementare.

Giorgio Bargna