giovedì 26 giugno 2014

Itaglia

Parto dalla riflessione di un amico, Ivano Pellizzoni, su Facebook: 
“In Italia funziona così, si esaltano i rincoglioniti miliardari in mutande, ci si mette proni davanti ad altrettanti politici miliardari, ci si affida tempo, denaro e speranze e sono quelli che fanno fare le peggio figure di merda al nostro paese. Si dimenticano sistematicamente i milioni di artigiani, di commercianti, di operai, di imprenditori, che con la loro fantasia e le loro capacità tengono alto il nome del paese nel mondo. Li si uccide di tasse, li si mette alla gogna perché l'evasione fiscale è il cancro dell'economia del paese (a sentir loro), si dichiarano "fisiologici" i suicidi che la crisi miete. E l'italiano riesce ancora a fermare il paese per una cazzo di partita. I tg parlano per la metà del tempo della stessa cazzo di partita. La gente si indigna con l'arbitro per un'espulsione e se ne fotte se muore il tifoso napoletano ucciso per una partita. L'italia ha perso? Ma chi cazzo se ne fotte!!!!!!!! Questa squadra è lo specchio del paese: un fallimento!

Rifletto spesso sulla situazione attuale. Viviamo in un paese zeppo di cassaintegrati, disoccupati e partite IVA allo scatafascio, milioni di famiglie (anche quelle con lavoro) che faticano a tirare la fine del mese, migliaia di persone che si impoveriscono nel cercare di onorare i propri debiti e per pagare le tasse e le imposte in nome della dignità.

E’ incredibile che non si riesca a fare fronte contro una classe politica a dir poco indecente ed ad un potere economico che ci sta sfilando anche gli slip e poi si veda un popolo unito che, come dice Ivano, si indigna per la decisione di un arbitro. Non è possibile che non ci si renda conto che ci stanno uccidendo giorno per giorno.

Gente qui c’è qualcosa che non quadra, già solo nell’esporre sul balcone quella bandiera che è il vessillo di questo stato (o meglio, Stato) di fatto.

Non posso non dare ragione ad Ivano, siamo davanti ad un fallimento, ne vedremo ogni giorno di più i risvolti, li pagheremo sulla nostra pelle e li pagheranno anche i nostri figli, abbiamo una sola salvezza: unirci, non per la nazionale, ma per riscrivere il nostro presente, per disegnare il nostro ed il loro futuro.

Giorgio Bargna



martedì 24 giugno 2014

Quel lato della verità

Da qualche annetto mi diletto, non tanto nell’ informazione, ma quanto di più nella diffusione di notizie e pensieri. Ho visto, letto, commentato e scritto di tutto; vi è, ne abbiamo già scritto, del bene o del male, vi è verità indemolibile, vi è verità di parte, vi è il nulla, spacciato per verità assoluta.
Quando trattiamo di informazione stiamo certi che non sempre, anzi spesso, poco è quel che appare. Tra la realtà ed il raccontato può esserci un abisso, tra gli outing e le esposizioni di idee spesso possiamo scovare una sfacciataggine mostruosa interpretata all’interno di una voglia spudorata di mettere in mostra pensieri, a volte per necessità a volte per ego.
Utilizzo di tutto, blog, social, messaggistica ed anch’io a volte non sono immune da pecche, a volte si straborda, si è sfondata la porta che separava i datori di commenti dai fruitori, si è superato il confine tra la sfera pubblica e la sfera privata ed è indistinto il passaggio dal fatto alla chiacchiera.
Parlando di livelli più alti dei miei l'eccesso di notizie crea assuefazione ai fatti, l'indignazione si fa routine, l'abuso abitua all’intossicazione.
Spesso ci si arroga il diritto di giudicare di tutto basandosi praticamente sul niente, un niente che magari ci aggrada, si giudica o commenta sull’immediatezza, senza riflessione, senza informazione, sull’onda del pensiero di petto, una spontaneità irriflessiva dei giudizi, priva di mediazioni e confronti, di paragoni e approfondimenti.
Una riflessione mi si sviluppa però da un testo letto in queste ore: chi giova di tutto questo movimento di idee, chi indirizza e ne guadagna?
Sul testo si diceva che i fruitori sono essenzialmente il potere economico-politico, i grandi committenti pubblicitari e i gestori del software, il tutto per vendere, orientare, condizionare (più farsi ammirare, per chi scrive).
Io però, fatto outing per qualche pecca, cerco di stare nell’onesto cercando una formula onesta, cercando di mostrare una verità che sono convinto esista, che sfugge alle nebule dell’informazione generale, una verità priva di un monopolio assoluto perché partorita in buona parte anche da un pensiero personale convinto di essere portatore di verità, ma di una verità che sta dentro di me.
Possiamo anche aggiungere che la verità ha più lati di cui noi ne cogliamo solo uno e che noi, nell’illustrare il nostro lato, non dobbiamo avere la pretesa di dire il tutto o di rivelare il nulla.

Giorgio Bargna