martedì 16 dicembre 2014

La nuova forma di autodeterminazione

Per chi segue quanto scrivo è noto che è iniziato un processo teso alla nascita di una nuova Regione a Statuto Speciale il quale racchiude le aree geografiche del Lario, della Brianza e della Valtellina. Chi mi legge sa anche che ho scritto recentemente di Insubria ed Insubri. Affermavo al termine di quel pensiero che oggi è ora di rendere consapevoli gli Insubri di esserlo, qualcuno glielo ha fatto dimenticare, noi abbiamo il dovere di farli rinascere.

Specificavo nell’estensione del pensiero che, a mio avvisio, la nostra Regione (l’Insubria è per me il passo successivo e logico a Lario, Brianza e Valtellina) in causa deve essere sostenuta da un concetto geo-culturale ma anche da un fattore legato agli interessi economici. Le aree territoriali che descrissi hanno in comune sicuramente un tessuto produttivo comune, ma in collegiale, inserite nel contesto lombardo, hanno pure una tassazione decisamente iniqua e che non produce servizi e beni sociali.

Mi è sempre risultato antipatico porre questi termini, ma oggi viviamo schiavi di una tecnocrazia costosa e parassitaria ed ognuno deve trovare la propria via di salvezza; snocciolo qualche dato.

L’ultimo saldo, lo prendo da questa fonte, è da quasi 48 miliardi di euro, pari a circa cinque mila euro pro capite, differenza tra quanto versato (in tributi) dalla Lombardia al governo centrale e quanto ricevuto indietro (in termini di servizi erogati). Nel triennio 2009-2011, la regione dal maggior «residuo fiscale» è la Lombardia (47,773 miliardi), seguita da Emilia Romagna (13,5 miliardi) e Veneto (11,5 miliardi). Chiudono la classifica Campania (-14,5), Calabria (-10,8) e Puglia (-10,6) che ricevono di più di quanto versano.

Dal web apprendo anche (scoperta dell’acqua calda) che uno studio della Cgia di Mestre ha effettuato un confronto su scala regionale sul gettito fiscale derivate dalle tasse versate dall’intera platea dei contribuenti, siano essi imprese, pensionati, lavoratori dipendenti o lavoratori autonomi. Analizzando le 20 Regioni italiane, e prendendo a riferimento i ultimi dati relativi all’anno 2007, l’Associazione degli artigiani mestrina ha rilevato come i contribuenti lombardi versino ogni anno in media sia allo Stato centrale, sia ai governi locali, un ammontare complessivo di tasse pari a ben 12.456 euro, corrispondenti ad una media di 1038 euro al mese.

Se il territorio, le tradizioni, la cultura e la lingua forse, e solo forse, fungono da collante tra coloro che possono essere considerati autoctoni, quando si parla di denaro, di servizi, di tasse e gabelli proprio tutti, anche il cittadino arrivato ieri, rimangono coinvolti.

In questo periodo dove si lotta per la sopravvivenza tra una casta auto referenziata e il cittadino che ogni giorno deve studiarsi come sopravvivere, la battaglia sull’autodeterminazione di un territorio, sul proprio autogoverno va giocata su questo settore, un settore che non divide, nella difficoltà, nessuno. Chi vuole continuare a mantenerli faccia pure, ma a proprie spese.

Giorgio Bargna