mercoledì 17 giugno 2015

Masse migratorie


Che da quando esiste il mondo esiste l'immigrazione non è certo una novità. La, le novità stanno nei numeri, nelle modalità, in un certo senso anche nelle motivazioni.

Occorre sovvertire questo sistema socio/economico basato su quel capitale e quel consumo indiscriminato che stanno ormai nemmeno più lentamente consumando l'ecosistema, l'ambiente ed i suoi abitanti.

Occorre sconfiggere, abbattere il sistema, se non affrontiamo il problema afferrandolo dalla radice non sbroglieremo mai la matassa, i migranti continueranno ad affluire con ogni mezzo che non sono solo i barconi.

Molti oggi osservano irrequiti i flussi migratori, ma se con il tuo stile di vita hai determinato queste condizioni ad una fascia molto ampia di persone, non puoi lamentarti oggi di quanto accade oggi attorno a te.

Riguardo quanto accade nel Mediterraneo è innegabile che ci sia un responsabile principe, responsabile che va individuato nella linea politica dell’UE e nell'azione della NATO che ha foraggiato e praticato tutte le guerre nel Mediterraneo Orientale, Medio Oriente e Nord Africa.

Il sistema capitalista in se stesso, piaccia o non piaccia saperlo, genera povertà, sfruttamento di classe, oppressione dei lavoratori e dei popoli, guerre.

Si, le guerre, perchè uno Stato indipendente che non segue questa dottrina deve essere attaccato, sconfitto, relegato nella lista nera degli stati pericolosi, sovversivi; se poi in questi paesi sono disseminate risorse importanti quali gas, petrolio, acqua “non si bada a spese”.

Quanto descritto ha fatto si che da paesi del Medio Oriente e Africa partano persone, partano in masse che sono disposte a rischiare le loro vite per spostarsi in altre aree, che sono disposte, a volte decise a trasformarsi in un nuovo reggimento, in un esercito industriale di seconda fascia.

L'imporsi del sistema sui paesi attaccati paga doppio visto che, oltre a consentire l'accapparramento delle risorse, produce flotte di disperati che con ogni sistema si spostano in Europa irrobustendo da un lato le politiche populiste e riducendo se non annientando dall’altro i diritti dei lavoratori.

Questo esercito di schiavi salariati a buon mercato che garantisce l’immigrazione, col riflesso dell’omologazione culturale al nostro stile di vita, vuoto di valori che non siano materiali, è un bisogno ed un disegno connaturato al nostro modello di sviluppo. Gli sforzi di petto di chi si dipinge la faccia di pratiche umanitarie non sono che l'altra faccia
mediatica di quel razzismo da quattro centesimi che spopola non solo sui social network.

E' chiaro, normale, che si viva, si incarni, la paura della cosiddetta invasione” soprattutto oggi quando i barconi impressionano mediaticamente. Eppure non occorre un grande sforzo per capire che il fenomeno parte da molto più lontano, attraverso spostamenti di
massa meno eclatanti, è decisamente più alto il numero di immigrati, clandestini o no, che sono entrati sul suolo nazionale con visto turistico.

I numeri oggi sono impressionanti e credo che neppure i padroni del vapore siano così certi di riuscire a gestire la situazione, ma un immigrato è business dal momento in cui parte a quello che approda a quello in cui entra nel mondo del lavoro ed è difficile non cedere al guadagno per chi specula e si arricchisce sulle loro e sulle nostre spalle.

Noi fin qui ci siamo concentrati solo su un aspetto, ma la questione non si limita solo a questo. Abbiamo accennato all'inizio della riflessione all'ecosistema, all'ambiente. Chi studia questi fenomeni ambientali è già certo che agli spostamenti dovuti alla desertificazione ne seguiranno altri, decisamente dalle dimensioni maggiori, dovuti
all’innalzamento del mare causato dal cambiamento climatico già in atto.

Nel prossimo futuro sarà anche e forse soprattutto l’emergenza ambientale che spingerà sempre più persone a muoversi in massa in cerca di vita ed è chiaro, lampante, che le società che perseguono la crescita economica come unica possibilità di salvezza e benessere hanno grosse responsabilità in tal senso.

Oltre ai fatti nostrani ne conosceremo altri nuovi e grazie ad un po' di semplice informazione già dovremmo conoscerne altri, in essere da molto, come ad esempio, quelli di Honduras, Guatemala, Nicaragua ed El Salvador, nazioni che sono punti di partenza verso il Messico, la porta d'ingresso verso gli Stati Uniti.

Quando si parla di immigrazione spesso si abusa del termine emergenza, se
ne abusa visto che questi fenomeni avvengono da parecchio con una certa regolarità, ma non distraiamoci dal problema ambietale e dalle sue conseguenze che quelle si procureranno delle emergenze di vasta scala. Gli esperti di settore hanno calcolato che entro il 2050 avremo un aumento di 2.4 miliardi di persone e che questi andranno a nascere in zone dove l'acqua è un miraggio, nel vero senso della parola.

Oltre ai profughi delle guerre (che comunque non cesseranno), conosceremo i profughi dell’acqua, che per necessità si sposteranno altrove in ricerca dell'acqua, pubblica o privata che sia. Brasile e Messico vedranno bruciare prossimamente una sessantina di milioni di ettari di terra a testa.

Avremo da affrontare fenomeni sempre più complessi e contemporanei frutto amaro della crescita intesa come unica via di benessere. Avere escluso l’ambiente, la sua tutela, dalla partita economica è stata, è, e sarà la scelta più sciagurata attuabile.

Sta colando a picco tutto, questo è innegabile, è visibile a tutti coloro
che la testa non la insabbiano, che si guardano attorno, che cercano almeno una piccola riflessione.

Sta colando a picco la nave, anzi il barcone. Ma non è il barcone solo degli immigrati, è quello dell'Europa e del mondo interi, è quello delle istituzioni, internazionali e nazionali, è quello dei parlamenti, dei fondi monetari, delle banche centrali e persino mondiali.

Sta colando a picco il naviglio delle grandezze archittettoniche e quello delle eccellenze alimentari, fenomeno che si è sviluppato nell'ultima epoca, proprio mentre due terzi del pianeta muore di fame.

Affondano capitalismo e multinazionali, li segue, lasciando una scia di sangue, quella guerra che ormai non conosce più nemmeno un barlume di umanità.

Affondano le religioni e la carità, affondano le icone e l'utopia, affondiamo tutti e non ci accorgiamo che stiamo colando a picco con tutto il transatlantico.

Alla fine di questa riflessione, lo chiarisco, non voglio dare ricette o sottrarmi alle mie colpe, anche io ho vissuto in questo sistema e lo ho avallato in alcuni momenti, non somministro ricette, chiedo solo a tutti una riflessione, lo sforzo per arrivare ad un mondo migliore, lo sforzo di lasciare un futuro sostenibile ai nostri figli ed, una volta tanto, anche a quelli degli altri.

Giorgio Bargna