sabato 11 luglio 2015

Delìri

Basta ai giovani contestatori staccarsi dalla cultura, ed eccoli optare per l'azione e l'utilitarismo, rassegnarsi alla situazione in cui il sistema si ingegna ad integrarli. Questa è la radice del problema: usano contro il neocapitalismo armi che in realtà portano il suo marchio di fabbrica, e sono quindi destinate soltanto a rafforzare il suo dominio. Essi credono di spezzare il cerchio, e invece non fanno altro che rinsaldarlo.
Pier Paolo Pasolini (Saggi sulla politica e sulla società)

Malgrado più volte ho scritto che esistono tra noi diversi emuli degli struzzi, vi sono eventi di una certa importanza che non possono sfuggire agli occhi di nessuno, anche senza l'ausilio delle statistiche e dei tuttologi di turno.
 

Chi ha avuto la sventura di nascere nel terzo mondo, oppure in Argentina o Grecia (tanto per fare qualche esempio eclatante) si rende conto senza fatica di essere in uno stato di difficoltà economica, sia essa consolidata oppure temporale o transitoria.
 

Anche l'Italia sta subendo un processo simile a quello dei due paesi qui sopra citati, eppure, perlomeno nelle province del nord, dove io abito,  in questi ultimi anni il modo di vivere e di consumare non si è assolutamente modificato in uno modo epocale.
 

Nei bar, nelle osterie, nei circoli, nelle salette d'attesa dei medici tutti discutiamo di giovani che partono per l’estero in cerca di un lavoro, che da noi non c'è; di licenziamenti, di imprese che chiudono sempre più frequentemente, eppure lo stile di vita della stragrande maggioranza della popolazione non si é assolutamente modificato, modellato, sui parametri che la grande crisi pretenderebbe.
 

Bar, pub, ristoranti e bistrot sono sempre stracolmi di avventori. Sulle strade di qualsiasi genere e grado circolano, consumando ettolitri di carburante, un numero esorbitante di mezzi. Le località turistiche vengono prese d'assalto ad ogni week end utile. Smatphone, tablet ed alcool impegnano sempre e continuamente le mani (ed i portafogli) dei giovani e non solo. Sembra veramente che la crisi non ci sia, che ci stia solo sfiorando, che sia una balla inventata di sana pianta dai media...eppure, diamine, non è così, stiamo parlando di una realtà concreta, visibile, palpabile.
 

L'unica posibile spiegazione è che ci si stia abbeverando ai risparmi degli anni precedenti, ma è chiaro, lampante, che esauritasi questa risorsa, non occorrerà collegare il televisore al telegiornale per sapere che il disastro dilaga.
Molto più evidente a tutti gli uomini di buona volontà, in ogni luogo, in ogni circostanza, è invece la decadenza morale, lo è, evidente, il degrado civile. 

Riconosciamo quanto descritto elevandoci ad osservatori dinanzi all'affondamento di ogni aggregamento comunitario e/o formativo: famiglia, scuola, centri di vita comunitaria, Chiesa. Riconosciamo la decadenza morale ed il degrado civile nell’indifferenza per i beni pubblici e nell’incuria, ma anche ed ancor di più nella mercificazione di tutte le relazioni sociali e/o nella corruzione diffusa a tutti i livelli.
 

E' il rischio di quando la democrazia viene cavalcata in malo modo, di quando di tramuta nella copertura ideologica della dittatura di classe, di quando il denaro assume un ruolo sempre più crescente, di quando la finanza impera, di quando si instaura un processo che riduce tutto ciò che è umano a merce, a cosa, a materia.

Secondo alcune formule di pensiero filosofico, dalle contraddizioni dei sistemi dovrebbero emergere le forze nuove che li surclassano, creando la formazione di un nuovo assetto più avanzato. Uno schema, questo, che funzionò, almeno apparentemente e/o comunque per periodi nel passaggio fra il feudalesimo e il capitalismo; poi arrivarono la rivoluzione industriale e la rivoluzione francese,  l’origine del moderno capitalismo.
 

Malgrado io, nel mio piccolo, provi a lottare per un nuovo Risorgimento in questi frangenti occorre essere degli idealisti privi di contatto con la realtà per vedere emergere dai processi di deterioramento del sistema forze che in positivo prefigurino la società futura.
 

Ritengo più probabile un passaggio simile a quello della scomparsa dell’Impero Romano fondato sull’inciviltà dilagante, i disastri relazionionali ed ambientali, su una rovina economica che abbiamo costruito noi e che pagheranno le generazioni a seguire.
 

Ma l'uomo e la natura spesso agiscono in forma improvvisa e chissà che non siano il crollo ecologico o una grande guerra a modificare il corso degli eventi.

Giorgio Bargna