domenica 20 settembre 2015

Riflessioni sull'emigrazione condotta

Fino ad oggi era difficile parlare di emigrazione cercando di sviscerare le cause e gli effetti. Oggi i flussi migratori hanno subito un accelerazione, paurosa ed improvvisa se vogliamo, qualcuno davanti a questo magari inizia a porsi delle domande ed a cercare delle risposte, magari inizia anche a darsele di per se, come proverò a fare io adesso.

Il primo acchito quando si parla di migrazioni porta sempre a quei ragionamenti che si limitano al solo immediato, al solo momento vissuto; si parla di diritti, di necessità da parte di chi l’immigrazione la subisce da ospite; di autodifesa da parte di chi l’immigrazione la subisce da ospitante.

Ragionamenti limitati all’immediato, a tentare di risolvere situazioni impellenti e difficili da mediare. Ragionamenti che sviano dalla reale portata del fenomeno e che agevolano, se mai ne avesse bisogno, chi politicamente ed economicamente trova giovamento dalla situazione.

Ho scritto più volte che per qualcuno immigrato spesso significa lavoro a basso costo, associazioni dedicate, paura da incutere agli autoctoni, schiavi da fornire a droga, prostituzione, malavita in genere. Ho scritto anche che immigrazione è fuga da un mondo, già di per se brullo, che è stato l’abbeveratoio di molti paesi occidentali. E’ un pensiero comunque limitato.

Proviamo a ragionare, a ipotizzare, ad analizzare cosa c'è veramente dietro questo fenomeno, proviamo a identificare chi sono i trafficanti di uomini, sia pur in linea di massima e se ci riusciamo.

I media, quando possono, ci illustrano solo dei continui sbarchi a Lampedusa, con barconi fatiscenti e tutte queste notizie ci impediscono di capire cosa c'è veramente dietro al fenomeno dell'immigrazione. Praticamente a nessuno conviene parlare e riflettere in pubblico di questi fenomeni migratori, non si è mai parlato e riflettuto sulle vere cause di questi avvenimenti, né con il piccolo né con il grande pubblico.
A me pare lampante che esistano dei “facilitatori di immigrazioni clandestine”, che vi sia presente sul mercato una sorta di networking di “agenzie viaggi speciali” offerente di pacchetti di viaggio su misura; misura determinata dalla domanda e dall’offerta. Si, domanda ed offerta, perché le masse non si spostano a caso, ragionateci.

Queste ultime settimane ci hanno amplificato il cono d’immagine, non ci sono solo i barconi di Lampedusa ma sono divenuti visibili a tutti anche “ingressi” dai Balcani, dall’ Est. Abbiamo anche scoperto che l’Italia e gli altri paesi di transito non sono certo la meta desiderata (se non da qualche delinquente patentato) ma che fungono soprattutto, ma non solo, da ponte per i Paesi del centro e nord Europa.

Potremmo snocciolare anche mille cifre su quanto le bande organizzate lucrino in questo settore, ma a noi non interessa questo, interessa il fenomeno generale e le sue motivazioni.
Diciamo solo che un viaggio Pakistan-Italia vale dai 30.000 ai 45.000 euro, altri
esempi di tariffe, in dollari Usa, sono: Afganistan-Regno Unito 25.000, Cina-Usa 40-70.000, Iraq-Germania 7-14.000. (Dati Global Black Market Information).
Nessuno  parte a casaccio spendendo queste cifre, gli hanno venduto un punto di arrivo, anche se non sempre immediato, anche se non sempre garantito.

Qualcuno potrebbe illudersi che si tratti semplicemente di un network criminale organizzato, io sono convinto che dietro ci sia molto di più, che ci siano alle spalle pianificazioni socioeconomiche di stampo internazionale.
Io credo che il sistema occidentale chiami a raccolta nuovi attori e che li stia scritturando, attraverso varie azioni, nei paesi terzomondisti ed è chiaro che, per diversi motivi, trovi risposta positiva.

L'emigrazione è causata da macrocause geopolitiche (ribadisco, anche indotte) come: richiesta d'asilo, scappare da guerre, povertà, differenza di benessere sociale e sanitario. Lo stile vita occidentale, consumistico, influisce sulla scelta di abbandonare il proprio paese. Se la scelta socioeconomica fosse quella di arginare l’immigrazione e di parificare, almeno in parte, la sostenibilità della vita su tutte le aree del globo si agirebbe direttamente sul miglioramento delle economie povere, ma questo mi pare non stia accadendo, non sia mai accaduto.

E’ chiaro, a mio avviso, che questo è il momento in cui il tutto si sta manifestando al massimo regime; sono fiumi immensi di emigranti quelli che stanno scorrendo nell’attuale momento.
Credo che la strada ormai sia tracciata e che non sia fantasia malata ritenere che il futuro dell’Europa sarà multietnico in forma massiccia e che si tratti di una mossa completamente voluta su basi prettamente economiche.

Il sistema consumistico ormai ha raggiunto il punto di non ritorno e chi doveva consumare la produzione illimitata ha già tutto in casa. Di fronte ad un calo di vendite e di produzione occorre un nuovo consumatore e, siccome l’occidentale ormai si riproduce in forma morigerata, per rimettere in pista il sistema; occorre trovare un nuovo mercato e siccome è insostenibile, a livello ecologico, esportare il sistema si è portato in loco il nuovo consumatore.

Io amo ragionamenti lineari e quindi provo ad immaginare la situazione della mia città (di dimensioni non esagerate), essa offre ottocento appartamenti liberi. Pensate a quanti mobili, accessori per la casa, cibo e contribuenti possano sfornare questi locali vuoti e moltiplicateli per le altre città e cittadine italiane ed europee.

Io, senza la presunzione di avere ragione, il “gioco” lo vedo racchiuso in questa logica. Una logica che sicuramente condizionerà, anche se non so pronosticare come, il futuro di noi occidentali che il sistema capitalistico e consumistico lo abbiamo cavalcato senza mai chiederci magari come sarebbe andata a finire quando avesse raggiunto il punto di non ritorno.


Giorgio Bargna