lunedì 25 aprile 2016

Non solo Benito

Oggi, come spesso capita, ho partecipato alle celebrazioni del XXV Aprile tenutesi nella mia città, Cantù.

E’ la prima volta che lo faccio ricoprendo una, seppur minuscola, carica la quale mi consente ancor di più di capire la situazione in atto che per altro già avevo già ben chiara.

Mi hanno fatto, come sempre, quel certo effetto le note del “Silenzio”, di “Bella ciao” e di “Il Piave mormorava”…brani che a dispetto di chiunque voglia affermare il contrario non hanno appartenenza d’area politica, se non quella della libertà, dei diritti civili e del rispetto della vita umana.

Davanti alle critiche di visionismo e populismo mosse dai soli noti, mi sono sentito rinfrancato dalle parole di Don Lino Cerutti,  espresse durante l’omelia nella Messa celebrata al Cimitero Maggiore in ricordo dei morti per la Libertà.

Don Lino ha citato Norberto Bobbio, non proprio classificabile come populista. Ha citato, per inciso, un suo pensiero del 1961, dove parlava di classe dirigente autoreferenziale, corrotta, inetta, irriverente, despota e menefreghista nei confronti dei cittadini. Ed era il 61, Bobbio non aveva visto il peggio del peggio.

Fa rabbia pensare alle migliaia di persone morte per creare un futuro democratico per se stessi e per i propri eredi, che si vedono oggi, osservando dal cielo,  defraudati di un sogno, di un impegno, di qualcosa che dovrebbe essere naturale, spontaneo, dovuto.

Mi riconosco, lo dico e lo scrivo spesso anche io, anche nelle parole pronunciate da Claudio Bizzozero pochi minuti dopo in Piazza Garibaldi; il 25 Aprile non basta limitarsi a ricordare la resistenza e il fascismo dei primi 50 anni del novecento, oggi ci sono altri dittatori, altri despoti, altre oligarchie, altri grandi poteri da contrastare e forse sono più subdoli e pericolosi di quelli che si imponevano con le armi. Oggi si è schiavi di altro e non sempre ce ne si rende conto.

Come sempre sono sempre in pochi a capire subito, ma arriveranno anche gli altri, spero arrivino veloci però, prima che la situazione sia ingovernabile.

Accompagnata da una riforma federalista di stampo elvetico, una via verso il cambiamento, la rinascita, la più pacifica, quella usata anche da Gandhi, è quella della rivoluzione e della redistribuzione fiscale, la via che gli autoreferenziali temono di più.

Con buona pace per i despoti,
Giorgio Bargna

1 commento:

Carlo ha detto...

E' vero che "...non basta limitarsi a ricordare la resistenza e il fascismo dei primi 50 anni del novecento, oggi ci sono altri dittatori, altri despoti, altre oligarchie, altri grandi poteri da contrastare e forse sono più subdoli e pericolosi di quelli che si imponevano con le armi...". Talmente vero che c'è solo da augurarsi un risveglio delle coscienze. Altrimenti, sono sempre più convinto che ne vedremo "di brutte"! Per ora, qualcosa in comune con la "resistenza" già accade: sono in pochi a lottare (e parlo di Paese nel suo complesso, ovviamente. Magari ci sono realtà locali che si discostano da quello che è l'andazzo generale).

Ciao Giorgio.